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giovedì , 21 Novembre 2024

Cannabis, “inammissibile” il referendum sugli stupefacenti

18.02.22 – 08.30 – Un duro colpo per i cittadini italiani in questi giorni che si sono visti rifiutare i referendum sulla cannabis e sull’eutanasia nonostante le quasi 2 milioni di firme raccolte in totale. Per quanto riguarda il referendum sulla cannabis, il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, ha voluto precisare il perché della decisione: “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. (…) in quanto è articolato in tre sotto-quesiti e il primo, quello relativo all’articolo 73 comma uno della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono nemmeno la cannabis che è nella tabella 2 ma includono le cosiddette droghe pesanti”. Sembra quindi che la bocciatura sia avvenuta in quanto all’interno del Testo Unico si andava ad includere la coltivazione delle droghe pesanti, allargando il campo ad un ambito non idoneo e riguardante, quindi, principalmente un problema sul ‘modo’ in cui è stato presentato il quesito. L’obiettivo del Comitato Promotore Referendum Cannabis voleva riguardare la depenalizzazione della coltivazione di piante di cannabis ad uso prettamente personale e, sul piano amministrativo, l’eliminazione della sospensione della patente di guida per uso di stupefacenti. Ciò è già in atto in vari paesi come Canada, 18 Stati degli U.S.A., l’Uruguay e Malta.

“E’ incredibile questa decisione della corte costituzionale dopo che il referendum è stato sottoscritto da 600mila cittadini. Dopo la decisione sull’eutanasia di ieri possiamo dire che in questo paese è impossibile promuovere dei referendum. La corte costituzionale ha fatto quello che il presidente Amato ha detto pochi giorni fa che non andava fatto, cioè cercare il pelo nell’uovo”, dichiara Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa, davanti alla Consulta.  Il deputato precisaper la Stampa, inoltre: “La cannabis è l’unica, tra tutte le sostanze contemplate nel Testo unico, che può essere assunta subito dopo la fase di coltivazione. Di qui la scelta di eliminare solo il termine “coltiva” dalle condotte descritte al comma 1.” I processi successivi necessari per la produzione delle altre sostanze stupefacenti resterebbero puniti e quindi il tutto non avrebbe inciso sulle condotte riguardanti le altre droghe.

di Michela Porta 

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