27.06.2022 – 10.18 – Siamo stanchi dell’America? È una sensazione che gli italiani provano, e su cui si interrogano. Molti non condividono, più per ignavia che per convinzione forse: ignavia indotta certamente dalla disintegrazione della morale da piccola e media borghesia che aveva i suoi (grandi) limiti, ma che contava molto più del nulla, e che l’Italia negli anni Sessanta l’aveva fatta grande; ignavia comunque colpevole. Questa morale da borghesia della quale certa sinistra era ed è acerrima nemica (oltre ai fascisti, nel Sessantotto sarebbero dovuti tornare nelle fogne anche i borghesi) è stata sostituita per un po’ dal populismo di Beppe Grillo, e oggi, rei Grillo e la sua squadra orfana della visione di Casaleggio padre, dalla disillusione, e quindi dal niente.
Quello che arriva dall’America a stelle e strisce del Joe Biden che incontra, a Monaco nello scenario mozzafiato delle Alpi bavaresi, i “grandi” del G7 sull’Ucraina (molto più che sul resto: assenti dalla strategia attuale di Biden e dell’Unione Europea i Balcani occidentali, oggi e per ora sostituiti da altro) ci trasmette di continuo una sensazione di già visto, una sorta di continua inquietudine, nell’attesa di annunci che finora, di buono, poco hanno portato. Biden è appena sprofondato a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro in due vortici di inutilità e, di fronte all’opinione pubblica, vergogna: il nulla di fatto sulle armi individuali dopo la strage di Uvalde (anzi, le armi, dopo una sentenza della corte del Texas sono ancora più libere, in memoria dei bambini morti a scuola) e l’incapacità (o volontà non troppo forte: oltre la facciata del dopo, Biden era un antiabortista – dopo si cambia idea, ma l’avanti e indietro sull’aborto è stata una costante della sua carriera) di difendere i diritti delle donne e impedire che la storia americana torni all’Ottocento.
Purtroppo, niente sembra capace di fermare questa caduta nel precipizio di una società, quella statunitense, alla quale avevamo sempre guardato come esempio. La voglia di oggi di guardare oltre gli Stati Uniti, la necessità di cercare e trovare altri modelli non è frutto solo delle mode e dell’immaginazione; la stessa indecisione di una metà d’Italia sul proseguimento o meno del sostegno armato all’Ucraina, e il consenso di ciò che resta del Movimento 5 Stelle ancora riceve, ne sono testimoni. La “stanchezza americana” – ovvero, l’America che ci stanca – è qualcosa che da mesi si avverte ogni volta che si apre una pagina Internet di notizie, o si sfoglia un giornale al bar. Pochissime nazioni, meno di quelle che stanno sulle dita di una mano, sono in grado di imporre la loro egemonia economica e culturale al mondo, inducendo governi e cittadinanze a scelte persino contrarie ai loro interessi primari, intervenendo direttamente e pesantemente nella politica di chi sta al governo e di chi sta all’opposizione: l’America, in grado, lo è, e lo fa. La decisione sull’aborto è l’ultima di queste ondate di detriti fatti di diritti distrutti che il fiume delle notizie che arriva da oltreoceano porta: una morte annunciata, anche se a noi era bastata quella di George Floyd. I giudici americani (repubblicani maschi, ma c’era anche una donna; repubblicani di destra, ma non è solo la destra ad essere affascinata dal passato – la differenza è l’idea di destra è pubblica e pubblicamente manifestata, quella della sinistra dei democratici meno) hanno deciso di fare quello che avevano giurato di non fare, ovvero rovesciare una decisione della Corte Suprema statunitense di cinquant’anni fa che garantiva alla volontà di una donna il diritto di essere più importante delle funzioni del proprio corpo. Diritti cancellati, storia fatta scomparire; si torna, per legge, a una sorta di estremismo religioso moderno, autoritario, a contorno del quale la decisione della donna ridiventa quella dell’uomo; a questo estremismo, una maggioranza di stati americani è già pronta ad aderire. Hanno sbagliato anche le donne? Probabilmente sì, non sfruttando appieno l’occasione della possibilità di attività politica ma allontanandosi da essa; ignorandola, non facendosi avanti, non candidandosi per parlare di un’alternativa, hanno dato per scontati, circondate da bandiere arcobaleno che alla fine non le rappresentano per davvero, quegli stessi diritti che erano stati invece frutto di lotte e di sangue. Sono americanate d’oltre Atlantico e tutto si sistemerà? Prima di addormentarci su questa certezza, guardiamo a poche ore di macchina da noi, alla Polonia (della quale non ci stancheremo di parlare), e il nostro sonno sarà meno tranquillo (da noi l’aborto non può essere abrogato? Mai dire mai, specie se il distinguo lo si fa in punta di diritto e non parlando di principi). In America in fin dei conti dall’11 settembre a oggi non è successo niente di diverso di quello che sta succedendo qui: gli americani, quelli veri, si sono ritirati, allontanandosi dalla società, ignorando ciò che succede. Donne e uomini in esilio volontario nei loro giardini e di fronte ai loro barbecue, ripiegati su quel: “tanto non cambia mai niente, me ne sto a casa”. Quella frase che oggi, fra un asciugamano a Barcola e uno spritz in Via Torino, si sente dire ogni giorno anche qui, e che svuota di contenuti i referendum e le elezioni – ma chi sta a casa lascia le decisioni nelle mani dei pochi, o pochissimi, che invece a casa non ci restano.
Oltre a una sfilza di lamentazioni, ora ci vorrebbe qualche idea su come rimediare: un consiglio, un suggerimento non tanto del giornalista quanto di un sociologo, di un politologo o, perché no, di un economista. Oggi più che mai la donna, proprio grazie a quel diritto al controllo e all’interruzione di gravidanza che aveva conquistato negli anni Sessanta, è protagonista del mondo del lavoro. Però non ce ne sono; per ora, non se ne trovano. Vorremmo allora poter stare senza America per qualche momento: senza il Facebook delle ventiquattrore su ventiquattro, senza le fiction del politicamente corretto dove tutti tranne qualcuno sono equamente rappresentati, senza l’onnipresente Biden sia egli quello del G7 o sia il Biden degli stivali sulla terra d’Ucraina o della mano sulla spalla di Draghi, con la fede come scelta e non come obbligo, senza le scuole prese d’assalto a colpi di mitra, e senza donne che per poter accedere all’interruzione di gravidanza sono di nuovo costrette a rivolgersi al mercato nero dei ciarlatani e delle mammane a seconda del censo e del ceto. Solo per qualche momento; ritrovando l’Italia, e la strada d’Europa degli anni Novanta. Forse non è troppo tardi: una boccata d’aria. O forse la politica italiana di domani, con il nuovo governo che verrà, potrebbe dirci che tardi, in effetti, ormai è, perché spegnere l’America è impossibile. Cosa che sappiamo già.
di Roberto Srelz