21.03.2023 – 11.00 – Continuano gli scavi nella spiaggia di Bibione dove i ricercatori hanno riportato alla luce i resti di un’antica villa romana, denominata ‘Villa Mutteron dei Fratti‘. La villa rappresenta un caso unico per lo stato di conservazione delle sue strutture (preservatesi in elevato fino a 2 metri di altezza) e per le possibilità che offre alla ricerca.
Conosciamo la città balneare per le sue spiagge di sabbia finissima e il suo mare riscaldato dal sole: perfetta per una gita fuori porta, Bibione è nota anche per il sito termale, che ogni anno ammalia i molti turisti del luogo. Solo di recente però, ha iniziato a mostrare una nuova faccia di sé: un passato molto più antico e lontano, che potrebbe farla svettare tra le mete più interessanti da visitare per gli appassionati di storia e archeologia.
E’ un’equipe internazionale di archeologhi e studenti dell’Università di Regensburg e dell’Università di Padova, sta infatti svolgendo la prima campagna di scavi stratigrafici dal 6 al 31 marzo, su una superficie di almeno 60mq. L’intenzione del team è quella di organizzare un’apertura straordinaria al pubblico, in data da destinarsi.
LE PRIME SCOPERTE:
L’esistenza del sito è nota già al Settecento, quando la sua rilevanza era stata segnalata a più riprese, prima dall’avvocato concordiese Dario Bertolini (agli inizi ‘800) e poi da Aulo Gellio Cassi (negli anni ’30 del Novecento), un latisanese a cui si deve il primo scavo nell’area del Mutteron dei Frati. Nel corso degli anni Novanta del secolo scorso la Soprintendenza Archeologica del Veneto ha intrapreso una nuova campagna di scavi, mettendo in luce e redendo così parzialmente visibili alcuni ambienti decorati della villa. L’interesse per il sito non è diminuito nel corso del tempo, ma la mancanza di risorse inizialmente non aveva permesso la prosecuzione delle attività, questo fino a qualche anno fa.
LE RICERCHE:
Nella pineta della Valgrande, ai piedi dell’antica duna litoranea che interessa l’area, verrà eseguita prima di tutto una campagna di prospezioni geofisiche su una superficie di circa 200 metri quadrati sita nelle immediate vicinanze dei resti della villa romana ancora in parte visibili, che sono rappresentate da strutture murarie con affreschi parietali e pavimenti in mosaico. L’indagine consentirà di mappare le anomalie del sottosuolo, in modo da individuare con precisione l’area in cui scavare. Gli scavi saranno quindi documentati dal team di 20 studenti e archeologi, portando auspicabilmente alla scoperta di nuove strutture e rivelando poco per volta l’estensione della villa. Inoltre, i dati raccolti dagli scavi e la ricerca nei territori circostanti potranno portare ad una maggiore comprensione delle modalità insediative della fascia costiera e consentiranno di interpretare al meglio altri contesti solo parzialmente noti, contribuendo al contempo a delineare il quadro insediativo, economico e paesaggistico del Veneto Orientale in epoca romana.
[m.g]