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Quirinale: centrodestra compatto su Casellati, ma al quinto scrutinio ancora nulla di fatto

28.01.2022 – 16.00 | Anche oggi, per il quinto giorno consecutivo, va a vuoto lo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica. Almeno quello mattutino: alle 17, infatti, le operazioni riprenderanno, dato che i capigruppo hanno scelto di effettuare due scrutini al giorno. Anche questa volta non è stato raggiunto il “quorum” dei 505 voti, nonostante l’adesione del centrodestra alla pista che porta all’attuale presidente del Senato, decisamente snobbata dall’ala progressista, che ha invece deciso di astenersi in massa (scelta non ufficialmente imposta dai principali gruppi di centrosinistra, che ha infatti visto alcuni singoli parlamentari disattendere l’indicazione informale dei vertici). Servirà quindi attendere ancora, almeno qualche ora, per conoscere il nome del nuovo Capo dello Stato (anche se appare difficile, constatata la grande frammentazione in seno perfino ai singoli gruppi, che già al sesto scrutinio posssa raggiungersi un accordo, anche se il quadro appare in continua evoluzione, anche in virtù della rinnovata compattezza dell’ala destrorsa del Parlamento).

CDX SU CASELLATI, ASTENSIONE DAL CSX MA IL QUADRO È SEMPRE PIÙ CONFUSO – Anche ieri, come negli altri giorni, subito dopo la votazione si sono riprese le trattative, mentre i capigruppo valutavano se chiedere di votare due volte al giorno. Alla fine, la decisione di convocare un secondo scrutinio alle 17 arriverà, ma soltanto a pochi minuti dall’inizio delle manovre di voto mattutine. Ancora una volta il segretario della Lega, Matteo Salvini, è stato l’uomo al centro dell’attenzione: è lui a prendere le redini del centrodestra, è lui l’incaricato dagli alleati per andare a verificare le intenzioni del centrosinistra. Da cui appare molto staccato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che invoca su Facebook il presidenzialismo e non esclude un Mattarella-bis. È sera quando dalla destra si fa largo con forza il nome di Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato che avrebbe addirittura preso parola per invitare tutta la coalizione di centrodestra a scrivere il suo nome sulla scheda. La decisione del centrodestra di votare compatto per Casellati viene poi ufficializzata in mattinata. Meno chiaro il quadro a sinistra, dove – detto di Renzi che segue una propria traiettoria – MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali (gruppo parlamentare che fa capo all’attuale Ministro della Sanità, Roberto Speranza) valutano l’astensione in blocco. Più diretto il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che definisce “irricevibile” il nome dell’attuale seconda carica dello stato e che invita l’intero fronte progressista a scegliere un profilo condiviso. Da +Europa e Azione viene confermato invece il voto alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia. Intanto, la frammentazione in seno ai vari gruppi parlamentari prende forma: Elio Lannutticostituisce il gruppo Costituzione, Ambiente e Lavoro mentre alcuni parlamentari aderiscono al gruppo Green Italia.

DAL CDX UN MESSAGGIO PER IL POST-QUIRINALE – Mentre si tengono già vertici tra i leader in vista della sesta votazione (per la quale tornano caldi i nomi di Pierferdinando Casini e di Mario Draghi), si arriva dunque alle operazioni di voto, con la presidente del Senato, Casellati, che pur essendo il nome più caldo decide di partecipare comunque allo spoglio, contrariando i progressisti: il fronte composto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia appare sulla carta compatto e, per evitare eventuali colpi bassi da parte di franchi tiratori, segna le schede; a sinistra M5S, LeU e PD, insieme a SI ed Europa Verde si orientano sull’astensione, pur lasciando formalmente ai propri parlamentari libertà di voto (alla fine, gli astenuti sono 406). Al computo dei voti, la presidente del Senato raccoglie 382 preferenze, una sessantina in meno delle previsioni, che evidenziano come nel centrodestra vi siano delle forze “dissidenti”, ma rende chiaro anche come al momento la coalizione tra FdI, FI e Lega sia uno schieramento capace di trovare una propria compattezza su un nome che, per quanto divisivo, ha permesso ai leader di delle varie componenti di trovare un punto di incontro. Che non sarà magari quello definitivo (chissà che la destra non si decida, alla fine, su un altro nome), ma che ha comunque dimostrato la capacità di far fronte comune, mandando un messaggio chiaro non tanto in vista degli scrutini successivi per il Quirinale, quanto per quello che succederà dopo e che riguarderà i destini dell’attuale Esecutivo, la cui forza, nell’aula di Montecitorio, è totalmente venuta meno, così come l’accordo tra le sue eterogenee componenti.
di Epifanio Romano

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