11.03.2022 – 13.28 – Il 2 e 3 Aprile torna Castelli Aperti in Friuli Venezia Giulia: antichi manieri privati e opere fortificate del Friuli Venezia Giulia aprono i loro portoni per raccontare il loro vissuto e svelare antichi segreti.
Spesso saranno proprio i proprietari, custodi e conservatori di questi patrimoni storici e culturali, a guidare i visitatori tra torri merlate, saloni ricchi di arte e parchi secolari con il supporto di guide esperte del Friuli Venezia Giulia.
L’evento è organizzato dal Consorzio per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli Venezia Giulia, costituito nel dicembre del 1968 con lo scopo di raccogliere i proprietari, possessori e detentori di castelli e delle altre opere fortificate della regione Friuli Venezia Giulia per realizzare una comune opera di recupero, riuso e valorizzazione.
Due meravigliose opere visitabili si trovano proprio a ridosso dei confini tra Veneto Orientale e Friuli: il Castello di Cordovado e l’Abbazia di Sesto al Reghena.
Il bellissimo borgo fortificato di Cordovado, le cui origini sono antecedenti all’anno 1000, ma sono state documentate presenze fin dall’epoca preistorica, sorge racchiuso entro un circuito murato di forma pressocchè quadrilatera, costruito sull’antico castrum romano, con le due torri portaie scudate settentrionale e meridionale, protetto da un ampio fossato tutt’ora esistente. All’interno del piccolo castrum si trovano edifici di epoca medievale e rinascimentale, il più importante dei quali è il monumentale palazzo Freschi di Cucagna, oggi Piccolomini che sorge sulle fondamenta ben visibili dell’antico mastio. Sarà proprio la famiglia Piccolomini, a cui appartenne Pio II, nato Enea Silvio Bartolomeo Piccolomini, papa e fondatore della città di Pienza ad accompagnare i visitatori durante la visita al Castello.
L’abbazia di Santa Maria in Sylvis, sorta probabilmente su di una statio romana, è forse il più noto ed importante esempio di monastero fortificato del Friuli. Fondata tra il 730 ed il 735, è citata per la prima volta in un documento del 3 Maggio 762: “unum [monasterium] in locum desertum qui vocatur Sexto” in relazione ad un atto di donazione dei langobardi Erfo, Anto e Marco. In seguito, il potere dell’abbazia crebbe notevolmente grazie ad un crescendo di donazioni e privilegi, fino a quando nell’830 l’imperatore Lotario I, con specifico diploma, dava inizio al potere giurisdizionale degli abati, ribadito da Lodovico II nell’865 e da Berengario I nell’888. Nell’anno 889 l’abbazia, devastata dagli Ungari, venne distrutta. Risorse fortificata e tra il nono e il dodicesimo secolo assumendo più o meno l’aspetto odierno ed iniziando a svolgere un ruolo rilevante sia civile che religioso fino al 1420 quando, assoggettata al dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, iniziò la sua decadenza. All’interno della chiesa abbaziale si conservano ancora notevoli testimonianze d’arte, in particolare i notissimi cicli a fresco.
[g.m]