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Cinghiali e abbattimento selettivo, la regione Veneto si attiva

23.12.2022 – 12.36 – Gli ungulati, in Veneto, potranno essere abbattuti anche in aree protette e in città. Una questione di sicurezza, dice la Giunta, sia legato alla sicurezza stradale che a quella sanitaria, considerato il diffondersi della peste suina. Tante in questi mesi le segnalazioni, apparse anche sulla stampa locale, a ridosso delle città del Veneto orientale. Si stima che le segnalazioni per danni dovuti al solo cinghiale viaggino sulle duecento l’anno, con una spesa per le casse regionali di 400mila euro. L’emendamento è stato approvato nella giornata di ieri in commissione bilancio alla Camera. Si badi bene però: la nuova disposizione in materia di regolazione della gestione della fauna selvatica non vuole essere “un via libero indiscriminato alla caccia”, parola Cristiano Corazzari, assessore regionale alla caccia e al territorio. Gli abbattimenti saranno “selettivi” per controllare ” il pericoloso e incontrollato proliferare della fauna selvatica”.

Anche Federico Caner, assessore all’agricoltura, è intervenuto nel merito: “Abbiamo il dovere costituzionale di salvaguardare il diritto alla salute, alla sicurezza e al lavoro dei nostri cittadini e delle nostre imprese, quindi ben vengano provvedimenti che contrastino il pericoloso e incontrollato proliferare della fauna selvatica”. E spiega: “La Commissione politiche agricole è intervenuta più volte presso i Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura per sottolineare l’insostenibilità dell’attuale sistema di gestione della fauna selvatica ed in particolare degli ungulati”.

E le associazioni animaliste insorgono. È Alessandro Piacenza, responsabile fauna selvatica dell’Oipa, a raccontare ai microfoni Rai di come in realtà l’abbattimento selettivo faccia “aumentare la dispersione degli animali. Se si ammazza la matriarca, ad esempio, i cinghiali si disperdono” e la sua tesi è sostenuta da studi scientifici. Ma il tema è divisivo. Fondazione UNA, che tra i propri progetti ha anche la “Carta d’identità degli ungulati selvatici”, per il censimento della fauna selvatica e il rilevamento di problemi a essa legati, sostiene che “l’approccio tutto teorico come la sterilizzazione  è una risposta assolutamente non proporzionata al problema. Sia per i tempi, lunghissimi, che per logistica e costi”. Solamente dopo un’attenta opera di censimento, aggiunge, si può agire con il prelievo, cioè l’abbattimento selettivo.

mb.r

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