13.03.2024 – 14:00 – Le sostanze perfluoroalchiliche, o PFAS, stanno emergendo sempre più come una minaccia ambientale, in particolare modo nella Regione Veneto. Queste sostanze, caratterizzate dalla loro resistenza, diffusione e persistenza nell’ambiente, sono state segnalate per la prima volta nel 2013, quando le acque del Veneto sono state dichiarate contaminate. La Regione ha reagito istituendo una Commissione Tecnica Regionale e adottando una serie di misure volte a proteggere la salute pubblica. Come riportato dal sito regionale:
1. Filtrazione delle acque: Collaborando con gli Enti Gestori dei servizi idrici, sono stati installati filtri a carboni attivi per ridurre la presenza di PFAS nell’acqua potabile.
2. Identificazione della fonte: Si è lavorato per individuare l’origine dell’inquinamento, individuando gli impianti industriali responsabili, come la Miteni spa a Trissino.
3. Monitoraggio costante: Le autorità regionali hanno implementato un programma di monitoraggio per tenere sotto controllo la presenza di PFAS nelle risorse idriche.
4. Studio di biomonitoraggio: In collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, è stato condotto uno studio per valutare l’esposizione della popolazione alle sostanze inquinanti.
5. Definizione delle aree esposte: Si sono delimitate le zone più colpite dall’inquinamento, per concentrare gli sforzi di mitigazione.
6. Assistenza alle comunità colpite: Le autorità regionali si sono impegnate a fornire supporto alle popolazioni esposte all’inquinamento da PFAS.
7. Controllo sugli alimenti: Sono stati avviati programmi di monitoraggio per garantire la sicurezza alimentare nelle zone interessate.
Proprio in questi giorni, l’Assessore all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha accolto con favore l’approvazione unanime della risoluzione regionale per aderire al ‘Manifesto Ban PFAS‘, sottolineando l’importanza di un intervento a livello nazionale ed europeo per vietare queste sostanze dannose: “È dal 2015 che chiedo a Roma e a Bruxelles, ovvero a Stato ed Europa, di intervenire con limiti e messa al bando dei PFAS. Il mio impegno è testimoniato dai verbali dell’apposita Commissione bicamerale che – evidenzia l’Assessore -, dopo avermi audito più volte, ha ammesso che i limiti e la messa al bando non sono di competenza della Regione, ma bensì dello Stato e dell’Europa. Finalmente, con questa risoluzione – conclude Bottacin -, emerge quanto sostengo da anni e mi fa piacere che lo si affermi in un documento votato oggi all’unanimità, dalla maggioranza e dalla minoranza”.
I limiti di concentrazione stabiliti dall’Istituto Superiore di Sanità sono stati recepiti dalla Regione Veneto, che ha adottato misure per garantire il rispetto di tali normative. Tuttavia, l’ampiezza dell’area interessata e la necessità di filtrare l’acqua potabile hanno posto enormi sfide economiche per i comuni coinvolti.
Molti residenti, privati dell’approvvigionamento idrico pubblico a causa dell’inquinamento, sono costretti a fare affidamento su pozzi privati, spesso altrettanto contaminati. Le autorità regionali hanno dovuto imporre limiti severi anche per questi pozzi, causando disagi alle comunità locali.
[c.v.]