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Febbre Oropouche, diagnosticato il primo caso in Veneto

02.08.2024 – 12:27 – Sono 4 i casi di febbre Oropuche in Italia. Il primo caso, diagnosticato in Veneto, è un uomo di 45 anni che aveva viaggiato in America Latina. La febbre Oropouche è causata dal virus ‘Oropouche’, appartenente al genere Orthobunyavirus della famiglia Peribunyaviridae. Il virus è trasmesso all’uomo principalmente dalla puntura di moscerini del genere Culicoides, in particolare dalla specie Culicoides paraensis, diffusa in Sud America e nei Caraibi. Esistono due cicli di trasmissione del virus: uno selvaggio, in cui gli animali come primati e bradipi fungono da serbatoio, e uno urbano-epidemico, dove gli esseri umani diventano i principali vettori tramite i moscerini.

I sintomi della febbre Oropouche sono aspecifici e simili a quelli di altre arbovirosi come Dengue e Chikungunya. Si manifestano tipicamente 3-8 giorni dopo la puntura del vettore e includono febbre alta, mal di testa, dolori muscolarie articolari, nausea, vomito e fotofobia. In alcuni casi, possono verificarsi complicazioni come meningite e meningoencefalite. Attualmente, i casi di infezione in Italia sono stati diagnosticati presso il laboratorio BSL3 dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella, che ha confermato la presenza del virus nel sangue dei pazienti tramite test specifici.

In Italia, oltre al caso veneto, sono stati identificati altri tre casi di importazione, tutti associati a viaggi in Sud America, dove la Pan American Health Organization (PAHO) ha segnalato oltre 5.000 casi in paesi come Bolivia, Cuba, Perù e soprattutto Brasile. Quest’ultimo ha recentemente riportato i primi due decessi al mondo attribuibili alla febbre Oropouche, segnalando un’allerta sanitaria.

Nonostante il vettore principale del virus non sia presente in Europa, l’INMI Lazzaro Spallanzani di Roma ha diffuso un’allerta nella rete regionale di malattie infettive, suggerendo di includere la febbre Oropouche nella diagnosi differenziale per pazienti con sintomi febbrili di ritorno da aree endemiche. Particolare attenzione è rivolta alle donne in gravidanza, dato che il virus potrebbe avere effetti negativi sul feto.

[c.v.]

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