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lunedì , 3 Febbraio 2025

Antico Egitto, la vita oltre la morte ed il fascino dei miti legati all’immortalità, tra i reperti della mostra di Conegliano.

03.02.2025 – 12:20 – Gli antichi egizi credevano che la vita non finisse con la morte. Dopo il decesso infatti, l’anima del defunto poteva continuare ad esistere sotto un’altra forma, ma affinché questo potesse accadere lo spirito doveva reincarnarsi nel proprio corpo. Rendere non deperibile la salma, utilizzando metodi di imbalsamazione sempre più perfezionati, era diventato pertanto, fin dalle prime dinastie di questa enigmatica civiltà, un obiettivo primario. L’esposizione “EGITTO. Viaggio verso l’immortalità”, che sarà presente fino al 6 aprile 2025 in un contesto di grande prestigio, come quello rinascimentale di Palazzo Sarcinelli a Conegliano, racconta dettagliatamente proprio questo viaggio verso l’immortalità, partendo dall’ evento luttuoso, fino all’arrivo del defunto ai Campi di Iaru, che potrebbero essere paragonati al nostro Paradiso.

La mostra si articola in cinque sezioni. La prima analizza il concetto religioso dell’aldilà, dal punto di vista di questa antica civiltà, la seconda illustra il processo di mummificazione, la terza descrive i sarcofagi, come contenitori delle salme e le ultime due analizzano l’importanza dei corredi funerari dei rituali funebri, che accompagnavano il defunto nel suo viaggio ultraterreno.

Curata dall’egittologa Maria Cristina Guidotti, organizzata da ARTIKA e Contemporanea Progetti, in collaborazione con il Comune di Conegliano, la mostra è composta da oltre 100 reperti, che arrivano totalmente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, abbracciano un arco temporale di oltre 2000 anni, dal Medio Regno (fine III millennio a.C.) all’epoca romana (IV secolo d.C.) e provengono da una spedizione scientifica composta dal francese Jean-François Champollion, il “decifratore” della scrittura geroglifica ed il pisano Ippolito Rosellini, padre dell’egittologia italiana.

Tra i “pezzi” di spicco esposti vi sono le statue raffiguranti Osiride, il dio del regno dei morti, Isidela sua sposa, il loro figlio Horo, il dio dalla testa di falco e Anubi, il dio sciacallo, protettore delle necropoli. Aggirandosi tra sarcofagi, mummie, busti di faraoni, casse canopiche riccamente dipinte e maschere funerarie, si possono ammirare anche monili in oro, scarabei alati ed altri amuleti, tra cui l’occhio di Horo, chiamato Udjat, simbolo di integrità, salute e rigenerazione, solitamente presente all’interno dei bendaggi che avvolgevano il corpo del defunto.

L’esposizione di Palazzo Sarcinelli, con i suoi interessanti oggetti, svela al visitatore i miti e le leggende sull’eternità, temi che in passato hanno affascinato persone di diverse culture e continuano ad ammaliare ancor oggi l’uomo moderno. Ma, arrivati alla fine del tragitto, dopo una vera e propria full immersion nel misterioso mondo dell’Aldilà, la cosa più curiosa è rendersi conto che gli egizi non erano un popolo ossessionato dalla morte, come si potrebbe essere portati a pensare, mache invece tutto ciò che li riguarda è un profondo inno alla vita e rappresenta l’impossibile tentativo di tornare a rinascere!

[s.f.]

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