30.09.2025 – 18:00 – I colori e i ritmi della danza spagnola inonderanno il palcoscenico del Teatro Malibran nello serata che vedrà protagonista la Compagnia Larreal – Real Conservatorio Profesional de Danza Mariemma: punta di diamante della tradizione spagnola, che da ottant’anni porta in scena il fascino della danza bolera, la compagnia proporrà, nell’ambito di un unico spettacolo dal titolo España, sei coreografie: Mosaico barroco di Antonio Pérez su pagine di Johann Sebastian Bach e José de Nebra; Sevillanas de autor di Irene Tena e Albert Hernández su musica di La Flor del Romeo e Manuel Pareja Obregón; Amalurra di Eduardo Martínez su musiche di Kalan&Amp, Euskadiko Orkestra, Pascal Gaigne e Manuel García Matos; Entre cuerdas di Axel Galán su musiche di Victor Guadiana e Alberto Iglesias; Requibro di Antonio Pérez su musica di Camille Saint-Saëns; infine Nada más y nada menos di Miguel Fuente su musica di Carlo Núñez. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Malibran il 3, 4 e 5 ottobre 2025, nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024-2025 della Fondazione Teatro La Fenice.
Si legge nelle note di Valentina Bonelli, redatte per questo spettacolo: «Il programma proposto per il Teatro la Fenice dalla compagnia Larreal, ovvero i Laboratori Coreografici del Real Conservatorio Professional de Danza Mariemma, appare ideale per far compiere allo spettatore un breve viaggio nella ricchezza della tradizione coreutica spagnola. Un corpus sempre vivo e aperto alle influenze, come dimostrano le discipline impartite nel corso di studi agli allievi (dai 6 ai 18 anni d’età): non solo danze spagnole, anche balletto classico e danza contemporanea, nient’affatto di contorno, bensì da apprendere ai massimi livelli. Lo dimostra, per il classico, anche la recente vittoria di un allievo del Mariemma al Prix de Lausanne, Millán De Benito: un nome da ricordare, così dotato e preparato che potremmo sentirne parlare presto. Mentre la propensione al contemporaneo si deduce dai nomi dei coreografi, tra i più apprezzati del nostro tempo, anche spagnoli, che concorrono a firmare il repertorio dell’accademia: Nacho Duato, Itzik Galili, Goyo Montero, Sharon Fridman.
Dell’emergente Axel Galán, Entre cuerdas è un ensemble rappresentativo della ricchezza di sfumature di cui la danza spagnola può screziarsi nell’ibridazione col miglior contemporaneo. A ritroso nel tempo – continua Valentina Bonelli – per la sua storia iniziata con la fondazione nel 1830, il Real Conservatorio è tra i custodi dell’escuela bolera: lo stile spagnolo di danza affermatosi in Europa in concomitanza con la diffusione del balletto romantico. Fonti quali cronache, memorialistica, stampe dell’epoca, ne documentano l’età d’oro, dalle connessioni impossibili da districare: dai trionfi a Parigi di Dolores Serral e Mariano Camprubí alla carriera all’Opéra di Rosita Mauri. Di riflesso, le dive del balletto romantico non mancavano di avere in repertorio pas spagnoli: Maria Taglioni, Fanny Cerrito, Lucile Grahn, sulla scia di Fanny Elssler che faceva furore con la sua cachucha.
Per non dire di Marius Petipa che cavaliere di Marie Guy-Stéphan si esibì in tournée in Andalusia, dove apprese le danze locali: ne farà tesoro da maître de ballet in Russia per i suoi grands ballets imperiali. Sopravvissuta a decenni di oblio, fino al rischio di estinzione, dell’escuela bolera ammiriamo gli esiti odierni in Mosaico barroco. Dove grazia ed eleganza restano, nel braceo (ovvero il port de bras) à la española, e nell’uso delle nacchere, così come nel costume, romantico nella silhouette con decori di carattere, ai piedi le scarpette da salto. Elementi di stile, da combinare a una tecnica assai complessa, strutturata su salti, giri, ricami di gambe. La stessa coreografia è occasione per ammirare un altro stile spagnolo, disciplina al Conservatorio: la danza estilizada, ovvero eseguita su musiche ‘classiche’ di autori dell’’800 e del ’900, spagnoli e non, da De Falla a Bizet. Calzati gli zapateado, sarà interessante ritrovare, nell’esibizione dei giovani interpreti, i movimenti tipici del flamenco e i suoi giochi ritmici di piedi. Né cedono a compromessi con una facile spettacolarizzazione, senza tuttavia rinunciare alla brillantezza, le danze regionali storiche citate in Amalurra e Nada más y nada menos, varie quante le declinazioni di ogni regione e paese, ognuna col suo stile di movimento, la foggia del costume, le calzature in corda intrecciata come allora, l’uso differente delle nacchere». Per informazioni www.teatrolafenice.it