09.12.2025 – 13:30 A soli 19 anni, Laura Perrotta porta a Trieste la sua prima mostra personale, “Ritratti INperfetti”, un progetto che parla di memoria, identità e di quella verità che si manifesta solo quando qualcosa sfugge al controllo. Dal 6 al 20 dicembre 2025, negli spazi della Sala Fittke (Piazza Piccola, Trieste), Laura presenta una serie di trenta fotografie dedicate a dieci soggetti, ciascuno ritratto attraverso tempi lenti, sfocature, scie di luce e doppie esposizioni. La giovane fotografa è stata seguita in tutto il percorso dal fotografo triestino Calogero Chinnici, suo mentore nella progettazione e realizzazione del progetto.
Laura ha frequentato l’Istituto tecnico Grazia Deledda – Max Fabiani di Trieste, indirizzo Grafica e Comunicazione, e dopo il diploma nel 2025 ha scelto di trasferirsi a Verona per studiare Digital e Graphic Design allo IUSVE, un percorso che unisce le sue due più grandi passioni: la grafica e la comunicazione.
Le imperfezioni ci rendono vivi. È da questa consapevolezza che nasce il lavoro di Laura. Ogni scia, ogni sovrapposizione, ogni fuori fuoco diventa un dettaglio significativo, un frammento di verità che le immagini perfette non riuscirebbero a contenere. In “Ritratti INperfetti”, Laura invita il pubblico ad abitare uno spazio fotografico in cui la precisione non è un obiettivo, ma un limite da superare.
I tempi di scatto lunghi trasformano il movimento in una traccia emotiva, una memoria visiva che resta impressa anche quando la nitidezza svanisce. Le doppie esposizioni fondono volti, gesti e stati d’animo, rivelando le molteplici identità che convivono dentro ogni persona.
Nelle fotografie di Laura, l’imperfezione non è un errore: è un linguaggio. La luce che sfugge, il confine che si dissolve, l’immagine che vibra: tutto concorre a creare ritratti che non cercano di essere corretti, ma sinceri. Sono tecniche imperfette, ma profondamente umane. E proprio grazie a questa delicatezza, ogni ritratto diventa un piccolo incontro, una forma di intimità che nasce nel momento in cui il soggetto smette di controllarsi e accetta di mostrarsi per ciò che è.
Un percorso che unisce tecnica e intuizione, gesto ed emozione, lasciando affiorare quella bellezza fragile che esiste solo quando ci si concede di essere imperfetti. Perché la vera fotografia, come la vita, accade proprio nell’imperfezione.
[s.b.]





