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Scuola in presenza, Governo tira dritto: “Dad provoca disuguaglianze”

11.01.2022 – 11.15 – La priorità del Governo è che “la scuola stia aperta, in presenza”. Il premier Mario Draghi mette un punto fine alla polemica degli scorsi giorni sul rientro in classe dopo le vacanze natalizie. Non è servito infatti il pressing degli oltre duemila presidi che con una lettera/appello chiedevano all’Esecutivo di interrompere le lezioni in presenza, ricorrendo alla didattica a distanza per almeno due settimane a causa di una situazione definita “ingestibile” per l’impennata dei contagi e la mancanza di personale scolastico, con l’impossibilità di garantire le misure previste. Non solo i presidi, dubbi sulla ripresa della scuola in presenza erano stati sollevati anche dai sindacati e dall’Ordine dei Medici, con la richiesta di un ripensamento da parte del governo. Non è poi mancato nemmeno questa volta il “tiro alla fune” sulla scuola con alcuni presidenti di regione, primo fra tutti il governatore della Campania Vincenzo De Luca, la cui ordinanza, che posticipava il rientro in classe per scuole dell’infanzia, primarie e medie fino a fine gennaio è stata sospesa proprio ieri dopo che il Tar Campania ha accolto una serie di ricorsi, tra cui quello di palazzo Chigi.

Le ragioni del governo Draghi sono semplici e chiare, la didattica a distanza contribuisce a creare disuguaglianze: “Basta soltanto vedere quali sono stati gli effetti” “lo scorso anno per convincersi che questo sistema scolastico, che può essere necessario probabilmente in casi di emergenze drammatiche, provoca delle disuguaglianze destinate a restare” ha affermato ieri il premier nel corso della conferenza stampa sulle misure introdotte con il nuovo decreto. “Disuguaglianza tra giovani che stanno più tempo in dad e quelli vi che stanno meno, tra nord e sud, che si riflettono su tutto il futuro della loro vita lavorativa”.

A queste considerazioni si aggiungono poi delle motivazioni di ordine pratico ha continuato: “Ai ragazzi e alle ragazze si chiede di stare a casa e non andare a scuola e poi la sera vanno in pizzeria o fanno sport tutto il pomeriggio. Non ha senso chiudere la scuola prima di aver chiuso tutto il resto, ma se chiudiamo tutto il resto torniamo all’anno scorso e non ci sono i motivi per farlo, perché la situazione è molto diversa grazie alla vaccinazione”. “Quello che bisogna respingere” ha concluso, “è un ricorso generalizzato alla didattica a distanza”.

Si rimane quindi in classe, in presenza, con le nuove misure introdotte dal decreto approvato il 5 gennaio: per nidi scuole dell’infanzia con un caso positivo viene prevista la sospensione delle attività per una durata di dieci giorni. Per le scuole primarie, con un positivo, si attiva invece la sorveglianza con testing: ovvero prosegue l’attività in presenza effettuando un test antigenico rapido o molecolare, che verrà ripetuto dopo cinque giorni; con due positivi viene attivata la quarantena. Per le scuole medie e superiori con un caso di positività è prevista l’autosorveglianza e l’uso delle mascherine ffp2 in aula, con due casi viene introdotta la didattica digitale integrata per coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale primario o sono guariti da più di 120 giorni, o che non hanno avuto la dose di richiamo, mentre per tutti gli altri, è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’auto-sorveglianza e l’utilizzo di mascherine ffp2. Infine, con tre casi positivi è invece prevista la didattica a distanza per dieci giorni.

di Nicole Petrucci

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