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La seconda vita del Metaverso

12.02.2022 – 16.34 – Il concetto di Metaverso è salito alla ribalta quando, nel 2021, Mark Zuckenberg ha annunciato che avrebbe chiamato Meta la holding del gruppo che comprendeva, oltre a Facebook, un arcipelago di app, device e piattaforme tra le quali Instagram, Whatsapp e gli Oculos. E con questa dichiarazione rivelò che il nome si ispirava direttamente al concetto di Metaverso, termine nato nel contesto della sottocultura cyberpunk nel 1992. Per la precisione, il termine venne utilizzato da Neal Stephenson nel suo libro Snow Crash, uscito appunto nel 1992 e diventato uno dei libri cult della cultura cyberpunk. Nel libro, il Metaverso viene descritto dall’autore come una sorta di mondo virtuale dove le persone sono rappresentate in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. A quel tempo i due grandi limiti di internet erano la velocità e la risoluzione, ed infatti la risoluzione degli avatar divideva la società in una sorta di caste. Chi ha buona memoria cibernetica, non potrà a questo punto non ricordare Second Life. In effetti il punto di partenza sembra essere lo stesso: un mondo virtuale in cui fare di tutto, dal lavoro, allo shopping. La vera differenza, oltre alle risorse tecnologiche decisamente più ampie e sofisticate, sono l’impressionante base di utenti da cui può partire la costruzione del Metaverso.
Per Zuckenberg nel Metaverso ci si potrà divertire, si potrà lavorare, si potrà studiare, si potranno vivere esperienze immersive, fruire di contenuti multisensoriali attraverso ologrammi, realtà virtuale, realtà aumentata. Parte centrale del progetto sarà una piattaforma su base Oculus: la Presence Platform, alimentata da intelligenza artificiale e big data. Le grandi aziende, come già fecero una decina di anni fa con Second Life, stanno già sbarcando nel Metaverso, attratte in particolare dall’utilizzo di Realtà Virtuale e Realtà aumentata che riescono a creare senso di vicinanza, senza bisogno di concentrarsi sulle espressioni facciali, senza bisogno di ricorrere al collirio o senza doversi truccare (il cosiddetto stress da Zoom). Un esempio per tutti è Microsoft, che sta modellando Teams a misura di metaverso o Alibaba, che sta sperimentando le frontiere dello shopping virtuale. Un mondo parallelo digitale e totale, insomma, come voleva essere quel Second Life, progetto allo stesso tempo dal nome quanto mai affascinante ed inquietante.

di Giovanni Manisi

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