05.02.22 – 08.30 – La carta è un materiale che da sempre ci accompagna nel preservare la memoria passata. Secoli di storia sono infatti passati attraverso produzioni cartacee ma non solo: essa è utile anche per il confezionamento dei prodotti di ogni genere, come materiale igienico-sanitario e da costruzione. A fine 2021, però, è giunta notizia dell’elevato aumento dei prezzi. In realtà un aumento dei costi della cellulosa internazionale era già iniziato tra il 2016 ed il 2018, con incrementi dei prodotti cartari compresi tra il 2 e il 17%. Le motivazione principali riguardano la mancanza di materia prima e l’aumento dell’energia. La carenza di materia prima si può ricollegare sia alle ben note problematiche ambientali sia allo stop dovuto alla pandemia, collegato inoltre al conseguente aumento di richiesta non appena è stato possibile lo sblocco dal prolungato lockdown; tale domanda si è difatti rivelata inversamente proporzionale alla capacità produttiva reale, rimasta ancora ferma alle minor richieste avute durante lo stand-by. Ciò ha comportato una crisi delle forniture con una logistica che, fino a pochi mesi fa, non è riuscita a tenere il passo della ripresa, con porti e navi attivi non ancora a pieno ritmo. In aggiunta a ciò, l’aumento dei prezzi dell’energia e del gas naturale ha comportato anche un aumento del costo dei processi industriali per ottenerne la carta. Va da sé che, per quanto riguarda la cellulosa – per la quale di solito i prezzi sono solitamente ciclici – da fine 2021, i livelli si sono particolarmente alzati.
Ultimamente, molte cartiere tentano di adeguarsi a tutto ciò con una diminuzione delle produzioni ed un aumento di prezzi nella filiera. Di solito, esse producono un’unica tipologia di prodotto (di solito la suddivisione riguarda carta igienica sanitaria, carta e cartone per imballaggio, carte grafiche, carte tecniche industriali) ma, per motivi industriali o commerciali, è possibile si dedichino anche a prodotti cartari differenti. Molti produttori hanno già chiesto l’intervento del governo per salvaguardare la redditività delle imprese. Ma come vedono la situazione attuale le strutture in questione? Come sta incidendo l’aumento dei prezzi? Ci risponde Alessandro Zampar, Deputy Paper Mill – Operations Manager del Gruppo Sofidel: “La situazione per i produttori di carta è molto pesante. C’è fortissima preoccupazione. I prezzi raggiunti da gas ed energia stanno impattando enormemente sui costi di produzione e sui margini. Qualche dato per avere un’idea della scala di grandezza. Nei giorni immediatamente precedenti alla fine dell’anno il gas è arrivato a costare anche nove volte tanto rispetto a circa un anno fa. Da molti mesi, e in maniera continuativa, si parla di una quadruplicazione del prezzo del gas naturale e di una triplicazione di quello dell’energia elettrica. Viviamo una vera e propria crisi energetica. Per settori energivori come quello cartario, una situazione molto difficile che ha già portato alcune realtà a percorrere la strada dei fermi di produzione. Per altro in un momento in cui, nel quadro dell’emergenza Covid, c’è domanda di prodotti in carta per uso igienico per la crescente attenzione al tema dell’igiene.” Le previsioni a breve termine non sono delle migliori: “Alla fine dell’anno vi era speranza che il quadro potesse migliorare nei primi mesi di questo 2022. Oggi non è più così. Secondo alcuni analisti la situazione potrebbe protrarsi fino al 2023″. Di conseguenza, molte strutture stanno puntando sull’e-commerce e sulle energie alternative che, oltre ad essere a basso costo vanno ad aiutare l’ambiente, come ad esempio tramite turbine a gas e sistemi di ottimizzazione e riuso delle emissioni di vapore acqueo.
Non bisogna infine dimenticare che le carenze e i rincari appena segnalati influenzano ed intaccano anche i produttori di carta per giornali e l’editoria. Questi aumenti rappresentano quasi la metà dei prezzi dei costi di produzione dei libri. Già prima del Coronavirus il ridimensionamento legato alla crisi delle riviste aveva spinto le aziende produttrici a convertire parte delle linee produttive per produrre altri tipi di carta, più richiesti. Oggi, paradossalmente, se non ci fosse il problema della carta, sarebbe un buonissimo momento per i libri: secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori (AIE)presentati il 15 ottobre al Salone del libro di Torino, infatti, nei primi nove mesi del 2021 sono stati venduti 72 milioni di libri di carta, esclusi quelli scolastici. Ma anche qui, con il problema della scarsità di cellulosa e carta da macero inversamente proporzionale alla richiesta, le case editrici devono decidere come gestire l’uscita dei volumi. Questo vuol dire che chi può alza il prezzo delle produzioni – come i fumetti della Panini Comics, la quale ha annunciato, a malincuore, un aumento di alcune pubblicazioni – mentre nei casi in cui le librerie non possono alzare i prezzi di copertina – data la riduzione degli sconti della nuova legge con la quale i libri si pagano di più – la conseguenza più preoccupante sarà quella di una diminuzione forzata del lancio di libri.
di Michela Porta