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8 marzo, la Giornata internazionale della donna non è una festa

08.03.2022 – 12.03 – Oggi, 8 marzo, ricorre la Giornata Internazionale della Donna, istituita ufficialmente dall’anno in cui, il 16 dicembre 1977, con la Risoluzione 32/142, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – recependo anni di dibattiti e dando respiro globale a una ricorrenza commemorata già da oltre mezzo secolo in molti paesi (la prima volta nel 1909 negli Stati Uniti su iniziativa del Partito socialista)- propose ad ogni nazione, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale. L’8 marzo, che già veniva celebrato in numerosi paesi, divenne la data ufficiale in molte nazioni. Tale giornata, spesso erroneamente chiamata “festa della donna”, celebra i progressi in ambito economico, politico e culturale raggiunti dal genere femminile e vuole al contempo ricordare e sensibilizzare in merito alle discriminazioni e le violenze cui le donne sono state e sono ancora oggi oggetto in tutto il mondo.
La giornata si pone quindi in linea con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU, dove proprio il punto cinque, Parità di genere, mira al raggiungimento dell’uguaglianza di genere e all’emancipazione di donne e ragazze.
Lo scorso anno il Parlamento europeo ha deciso di celebrare per l’8 marzo il ruolo cruciale delle donne durante la crisi Covid-19, sottolineando la necessità di affrontare le disuguaglianze di genere accentuatesi con la pandemia, da cui il timore che le ricadute sociali ed economiche della crisi possano innescare un impatto devastante in termini di parità di genere, minacciando i progressi fatti fino ad oggi.
Quest’anno la ricorrenza è segnata dal drammatico conflitto che da giorni si sta consumando in Ucraina ed è quindi proprio alle donne ucraine che viene dedicata la giornata di oggi; sarà infatti la scrittrice ucraina Oksana Zaboujko a parlare ai deputati nell’emiciclo del Parlamento a Strasburgo. “Le donne e le ragazze sono le prime vittime dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin”, scrive su Twitter la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Sono barricate in casa, costrette a partorire nella metro e insegnano ai propri figli nei bunker. Nel parlare con i giornalisti, ho reso omaggio alla forza, al coraggio, alla resilienza delle donne”.
di Nicole Petrucci

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