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La guerra in Ucraina e lo spettro della crisi alimentare

20.05.2022 – 15:35 – Il Segretario di Stato degli USA Antony Blinken ha convocato una riunione nella sede dell’ONU di New York, la Global Food Security Call to Action, cui hanno partecipato i ministri degli Esteri di circa 30 paesi, tra i quali Luigi Di Maio. Sul tavolo c’era la crisi alimentare in arrivo dall’Ucraina, il “granaio del mondo”, il cui raccolto è irrimediabilmente compromesso o inservibile. La drastica riduzione delle forniture di grano esportate dall’Ucraina potrebbe causare la più grave crisi alimentare dal dopoguerra ad oggi. Una crisi che andrebbe a colpire soprattutto i paesi poveri, in particolar modo africani e mediorientali, che dipendono in larga misura dalle esportazioni est-europee. Il calo dell’offerta delle materie prime unita all’incremento dei prezzi dei combustibili, e di conseguenza dei trasporti e delle lavorazioni, genererebbe infine un aumento dei prezzi del settore alimentare. Il problema non riguarda solo la riduzione della produzione vera e propria dell’agricoltura ucraina, ma anche l’impossibilità di mettere sul mercato il grano immagazzinato, dal momento che i porti sul Mar Nero sono chiusi.

Un ulteriore punto cruciale riguarda la Russia, un altro grande produttore di grano e fertilizzanti a livello mondiale, le cui vendite sono limitate dalle sanzioni internazionali. Ad acuire la gravità della crisi c’è la decisione dell’India, che ha reso noto, tramite il primo ministro Narendra Modi, che limiterà le esportazioni di grano con cui si sperava di compensare, almeno in parte, il crollo della produzione ucraina. Non è improbabile che altre nazioni prendano decisioni analoghe per fare fronte alla domanda interna.

Luigi Di Maio, intervenuto alla Global Food Security Call to Action, ha affermato che “la sicurezza alimentare è una priorità di lunga data della politica estera italiana. La comunità internazionale deve lavorare in modo coordinato per garantire la sicurezza alimentare per tutti, soprattutto in un momento in cui le conseguenze, prima della pandemia, e oggi dell’aggressione russa contro l’Ucraina, mettono a repentaglio questo sforzo”. Il Ministro ha quindi puntato il dito sul problema dei porti ucraini, resi inagibili dalla guerra in corso: “Il blocco del porto di Odessa è motivo di seria preoccupazione, perché impedisce l’esportazione delle forniture di grano disponibili dall’Ucraina. Pertanto, la discussione dovrebbe anche aprire la strada a possibili strategie per ripristinare le spedizioni di grano ed evitare carenze alimentari su scala globale”. Com’era prevedibile, nella giornata di ieri la Russia ha fatto sapere che riaprirà i porti solo se verranno rimosse le sanzioni internazionali.

La riunione ha prodotto una risoluzione condivisa in cui si chiede l’impegno agli Stati ONU ad aiutare le organizzazioni che forniscono assistenza umanitaria e alimentare, a condividere le scorte disponibili, a non chiudere i mercati alimentari e a evitare misure restrittive ingiustificate, come i divieti all’esportazione di prodotti alimentari o fertilizzanti. Si chiede inoltre, dove possibile, di aumentarne la produzione. Tra i propositi di ampio respiro partoriti dalla Global Food Security Call to Action c’è l’invito agli stati a investire per rendere la produzione agricola più resiliente, sia rafforzando le infrastrutture, sia la conservazione dei raccolti, sia le tecniche di coltivazione, e a potenziare la ricerca scientifica necessaria per costruire un’agricoltura più produttiva a resistente ai cambiamenti climatici.

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