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Vaiolo delle scimmie? Niente allarmismi, non è una novità. L’ultima volta nel 2003

12.06.2022 – 08.49 – Dal 2003, è la seconda volta che accade: niente allarmismi. Il vaiolo delle scimmie è una rara malattia virale che si trova per lo più nei paesi tropicali dell’Africa centrale e occidentale. Viene chiamata “vaiolo delle scimmie” (“monkeypox”) perché fu scoperta per la prima volta nelle scimmie da laboratorio, nel 1958. In seguito, gli studi hanno riscontrato evidenze virologiche d’infezione in scoiattoli, in rattitopi e conigli, che si ritiene svolgano un ruolo importante come ospiti naturali della malattia. Attualmente, sono stati segnalati, nel mondo, alcune centinaia di casi: in Portogallo, Spagna, Regno Unito, Italia, Belgio, Australia ed altri. In Italia sono segnalati 6 casi, fra i quali uno nella nostra regione. Molti casi presentano il dato anamnestico di un viaggio alle CanarieL’ISS ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare la situazione nazionale.

Ai primi di giugno del 2003, erano già stati diagnosticati diversi casi di vaiolo delle scimmie in persone residenti negli Stati Uniti che si erano ammalate dopo essere state a contatto con i cani delle praterie (“prairie dogs”, adottati anche come animali da compagnia). Era la prima volta che si riscontravano evidenze d’infezione da virus del vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti e avevano riguardato solo contatti con animali malati, e non si era verificata una catena di trasmissione umana. Quella attuale è la seconda volta in cui si manifestano casi di “monkeypox” nell’emisfero nord del pianeta.
Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. Vanno quindi aumentati i controlli sull’importazione e commercio di roditori africani, come i roditori giganti del Gambia e proprio dei cani della prateria, roditori originari degli Stati Uniti, ritenuti fonte principale della malattia. Il contagio può essere anche interumano, per via orale, inalatoria o tramite un contatto ravvicinato e prolungato. I liquidi organici di una persona infetta sono a rischio: i rapporti sessuali, omo o etero, possono essere una modalità di contagio unitamente agli oggetti contaminati, come la biancheria. Non avviene la trasmissione per via aerea, come invece accade con il Covid. Inoltre, il vaiolo delle scimmie è un virus a DNA, quindi molto stabile e non predisposto a frequenti mutazioni. Ha una capacità di contagio molto bassa con RT uguale 1 (ad esempio il morbillo ha un Rt uguale a 15, e il Covid ha raggiunto Rt di 4). Negli esseri umani, le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo umano, causato dal Poxvirus, virus ormai scomparso sul pianeta: circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, quindi compare una eruzione cutanea pustolare. La malattia generalmente dura da due a quattro settimane e quindi si risolve. È possibile che le persone che non sono state vaccinate contro il vaiolo (vaccinazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione da vaiolo delle scimmie, e non esiste un trattamento specifico. Si stanno anche valutando farmaci antivirali come il Cidofovir.

di Fulvio Zorzut

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