12.09.2023 – 10.40 – Il libro “L’ex Perfosfati di Portogruaro”, di Mattia Scavo, è la prima opera letteraria incentrata sulla storia di questo emblema della città di Portogruaro. Si tratta del frutto di un lavoro lungo e corposo, che è partito da zero, ma che ha avuto dall’inizio un importante obiettivo: dare voce a un pezzo della storia di questa città e alla fatica dei suoi cittadini. Il libro regala dunque ai lettori una carrellata attraverso la storia, soffermandosi sulle tappe più significative che la fabbrica e i suoi lavoratori hanno vissuto nel corso del Novecento e fino alla sua definitiva chiusura. Un’opera che si traduce pertanto anche in un omaggio a Portogruaro, a una terra che, affrontando le difficoltà del secolo scorso, ha saputo andare avanti a testa alta.
Il libro è stato realizzato con il patrocinio della Regione Veneto, della Città Metropolitana di Venezia e della Città di Portogruaro e con il contributo della Città Metropolitana di Venezia e della Camera di Commercio Venezia Rovigo.
Com’è nata l’idea di scrivere un libro dedicato all’ex Perfosfati di Portogruaro?
Cinque anni fa ero collaboratore di un quotidiano per il quale mi occupavo di cronaca bianca. Mi ero imbattuto in alcuni articoli del periodo in cui l’amministrazione comunale era al lavoro sul bando periferie; si parlava della fase progettuale per i lavori di restauro e di consolidamento del capannone. Sono un appassionato di storia e di arte e mi sono chiesto se ci fosse della bibliografia sulla ex Perfosfati. Con dispiacere ho constatato ci fosse soltanto un saggio degli anni ’80 e qualche tesi di laurea che però trattava il tema da un punto di vista prettamente architettonico. La fabbrica è una struttura cara all’area del portogruarese, ha una storia illustre nel territorio nord-orientale e al confine con il Friuli. Così ho deciso di impegnare le mie forze, considerati anche i miei studi universitari, per produrre la prima opera letteraria che racconti la storia in toto, dalla fondazione fino al recupero.
A livello bibliografico c’era ben poco, quindi. Come è riuscito a svolgere la sua ricerca?
È stato molto complesso. Sono dovuto partire praticamente da zero, ricostruendo e andando a cercare negli archivi, partendo dalla sua fondazione nel 1900 fino alla sua dismissione nel 1989. Ne è emersa la concorrenza nel mercato dei concimi dei perfosfati nei primi anni della fondazione, fino al 1915. Il passaggio attraverso le due guerre mondiali, intervallate da crisi del settore, dalla crisi economica del 1929, l’epoca fascista con le leggi razziali, che hanno colpito anche la fabbrica. Dopo la seconda guerra mondiale è arrivata l’adesione a Federconsorzi e la costruzione del nuovo capannone: un’opera ingegneristica e architettonica veramente magniloquente e costruita con una tecnica davvero all’avanguardia per il tempo. Poi, gli anni d’oro: dalla produzione nel dopoguerra, con la crescita economica degli anni ’50 e degli anni ’70, fino all’adesione a Federconsorzi che contribuì moltissimo all’affermazione della fabbrica.
E poi cosa successe?
Negli ultimi trent’anni della storia della fabbrica possiamo dire che cominciò a farsi sentire la questione ambientale. Chi abitava attorno alla fabbrica e gli stessi operai che vi lavoravano iniziarono a rivolgersi alle sigle sindacali. In seguito, vi fu una serie di passaggi societari che portarono lo stabilimento alla chiusura e all’inquadramento all’interno di un nuovo assetto aziendale, con un riordino che portò la Società Agricoltura S.p.a. a voler di fatto vendere l’area. Nel 1997 venne finalizzata l’acquisizione con il Comune di Portogruaro iniziata due anni prima, nel 1995.
Il libro è un regalo, un omaggio, alla città di Portogruaro.
È un omaggio alla città di Portogruaro innanzitutto perché è un pezzo di storia che viene ricostruito, un pezzo di storia che mancava e meritava di essere scritta; e così è stato. Adesso la comunità può leggere di come Portogruaro ha reagito a un secolo fatto di grandi cambiamenti, di grandi stravolgimenti, sia in positivo che in negativo: il Novecento. Ed è la testimonianza, e questa è la cosa più importante, di un territorio a vocazione agricola e imprenditoriale, che ha saputo attraverso il lavoro riscattarsi grazie alla visione di imprenditori agricoli del nostro territorio, uscendo dai confini comunali e ricoprendo una rilevanza sempre maggiore in chiave industriale. È questa la cosa importante: è la storia degli sforzi dei cittadini, che non furono vani; sforzi che hanno contribuito a rendere grande una terra che è partita dalla terra e che con la terra è diventata grande.
Da cosa è nata la scelta di omaggiare Portogruaro e la sua storia?
È un regalo sotto tanti punti di vista. Non persegue alcuna finalità di lucro e il ricavato di eventuali offerte libere verrà donato, in parte, all’Associazione che ha edito questo libro: l’Associazione “la bassa”, con il Presidente Roberto Tirelli a cui vanno i miei più sinceri ringraziamenti, da impiegare per altri progetti culturali che l’Associazione deciderà di intraprendere. Una parte andrà in beneficenza a un soggetto da individuare sempre assieme all’Associazione “la bassa”, che si incaricherà di devolvere l’eventuale ricavato.
In questo complesso lavoro svolto, quali sono le persone che hanno maggiormente contribuito alla realizzazione del progetto?
Posso dire con orgoglio di aver fatto da solo, ci ho messo tutte le mie forze. Ho avuto modo di confrontarmi con numerose persone, colleghi, familiari e qualche lavoratore. Questo sicuramente è stato un dato importante: attraverso i ricordi e i racconti ho potuto avere delle informazioni di prima mano riguardo l’esperienza all’interno della fabbrica. Ho ricevuto supporto, durante la ricerca e in fase di pubblicazione, da alcuni esponenti della storia politica del portogruarese: un ringraziamento deve andare sicuramente al Dirigente dell’area tecnica del Comune di Portogruaro, l’architetto Scapin, che mi ha dato una mano con passione, al già Dirigente dell’area tecnica del Comune di Portogruaro, l’ingegnere Guido Andrea Anese, all’architetto Ermes Drigo, già Consigliere comunale di Portogruaro molti anni fa, al Consigliere Regionale del Veneto, Fabiano Barbisan, e al Consigliere di Città Metropolitana di Venezia, Alberto Canciani. A tutto il personale della Biblioteca Civica “Nicolò Bettoni” e alla cara amica, Francesca Santarella, che ha scritto l’introduzione a questo volume, esperta di archeologia industriale di Ravenna. La ringrazio per il suo inestimabile lavoro sui paraboloidi. Sicuramente voglio ringraziare l’esponente della Cisl, Daniele Chiarotto, che ha messo a mia completa disposizione l’archivio Perfosfati presente nella sede: quell’archivio è stato forse la parte più corposa da mettere insieme. Infine, il Professor Manoni per aver condiviso con me anni e anni di studi e la Dottoressa Imelde Rosa Pellegrini, per la sua straordinaria conoscenza della storia della Perfosfati e per aver messo a disposizione il suo materiale archivistico, che non era poco. Per la prefazione di questo volume devo ringraziare il Professor Renato Brunetta.
[o.m]