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Aggressioni al personale sanitario: arriva il corso anti-violenza

10.03.2022 – 16.58 – “Il rischio di aggressione o di atti di violenza contro gli operatori sanitari non è un pericolo remoto, lo abbiamo visto soprattutto nel periodo pandemico. La sicurezza nel luogo di lavoro è un diritto di ogni dipendente. Purtroppo, e lo abbiamo tristemente visto durante il periodo di pandemia, accade che i professionisti della Sanità vengano fatti oggetto di aggressioni verbali o ancor peggio fisiche – sottolinea Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e Politiche Sociali della Regione VenetoI numeri sono impressionanti e ci devono far riflettere su come è diventato indispensabile creare un percorso di “messa in sicurezza” del nostro capitale umano
Alla luce dei dati raccolti, una delle strategie più efficaci per affrontare il fenomeno è sicuramente diffonderne la consapevolezza tra gli operatori sanitari e avviare con loro e per loro una formazione che dia strumenti utili alla prevenzione e alla gestione degli episodi di violenza, soprattutto nei contesti di emergenza.
A tal fine, Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e la U.O.C. Rischio Clinico di Azienda Zero hanno avviato la progettazione di un percorso che, partendo dalle Linee di Indirizzo diffuse dalla Regione Veneto, porterà entro il 2022 alla formazione di un pool di circa 90 istruttori, provenienti da tutte le Aziende Sanitarie del Veneto. Questi istruttori saranno poi chiamati ad essere docenti nei corsi che saranno organizzati capillarmente all’interno delle singole realtà per diffondere la conoscenza del fenomeno e le strategie utili per affrontarlo.

Si tratta  di una iniziativa meritoria, che vede impegnate due nostre realtà come la Fondazione Scuola di Sanità Pubblica e Azienda Zero nella formazione di una vera e propria task force che andrà a sostegno dei nostri operatori, favorendo momenti formativi – sottolinea l’assessore Lanzarin – La formazione del personale resta per noi una delle best practice che intendiamo sostenere e implementare, rendendola sempre più variegata e legata alle esigenze ed emergenze del momento storico in cui viviamo”.
In Veneto sono impegnati circa 70.000 professionisti nelle diverse strutture del servizio sanitario pubblico, ai quali si affiancano molte altre migliaia di professionisti impiegati nelle strutture private accreditate e nelle diverse unità di offerta del servizio socio sanitario, sia di carattere residenziale sia domiciliare.
La Regione Veneto, al fine di contribuire ad aumentare la sicurezza per gli operatori delle strutture sanitarie, ha predisposto un documento di indirizzo relativo alle “Aggressioni ed atti di violenza a danno degli Operatori sanitari. Prevenzione e gestione degli eventi. Linee di indirizzo per gli operatori del servizio sanitario della Regione del Veneto”.
L’obiettivo generale del documento è favorire la crescita di un percorso di prevenzione nei confronti degli atti di violenza contro gli operatori sanitari, stimolando e indirizzando le Aziende Sanitarie ad elaborare strategie e programmi omogenei specificatamente dedicati alla riduzione del rischio di violenza a danno degli operatori ed aumentando la consapevolezza sull’argomento degli stessi. La prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari richiede, infatti, che l’organizzazione sanitaria definisca il proprio orientamento rispetto alla violenza sul lavoro, identifichi le aree ed i fattori di rischio per la sicurezza del personale e ponga in essere strategie di prevenzione mirate.
La Regione del Veneto nel PSSR 2019-2023 (Piano Socio Sanitario Regionale) riconosce al sistema sanitario regionale un ruolo fondamentale nell’economia della Regione e una voce importante di investimento sia dal punto di vista finanziario che organizzativo. L’impegno della Regione Veneto nel garantire la salute e il benessere dei lavoratori è rivolto al contrasto degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, promuovere processi culturali atti ad aumentare la responsabilizzazione delle persone e delle comunità di vita e di lavoro.

In uno studio effettuato da Nursind, nel 2017, mediante un sondaggio al quale hanno aderito oltre 5.000 operatori sanitari si evidenzia come la violenza si manifesti con aggressione verbale (48,1%), verbale e fisica (45,5%) o fisica (6,4%) e sia stata intrapresa da pazienti (40,1%), parenti (34,3%), entrambi (17%) o altri utenti casuali (8,6%).
Considerando il genere c’è una leggera tendenza ad aggredire personale femminile, tenuto conto, però, che il personale del SSN nel 2015 era composto per il 66% di femmine e il 34% di maschi, si può ragionevolmente sostenere che, nell’indagine compiuta, l’aggressore non facesse distinzioni di genere. In un’indagine del 2018, su di un campione di 1.280 medici, il 65% degli intervistatati ha dichiarato di essere stato vittima di aggressioni; di questi il 66,2% ha riferito aggressioni verbali mentre il 33,8% aggressioni fisiche.
Questi dati ci devono far riflettere – aggiunge l’assessore Lanzarin – L’aggressione verbale viene spesso sottovalutata e si tende a non considerarla, invece rappresenta una vera e propria minaccia che mina la serenità dell’ambiente di lavoro e rischia di ripercuotersi anche sul benessere del paziente”.
Un’ulteriore analisi regionale evidenzia come la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali incrementi fino al 72,1% al Sud e nelle Isole. Il dato risulta essere ancora più allarmante per il personale medico che lavora in Pronto Soccorso e 118 dove la stessa percentuale sale all’80,2%. Prendendo in considerazione le aggressioni fisiche, invece, particolarmente colpiti risultano essere i medici impiegati nei reparti di Psichiatria/SERD (34,1% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (20,3%). Per dare un’indicazione della gravità di questi atti di violenza fisica viene riportato il dato che da tali aggressioni sono derivate prognosi comprese tra i 3 ed i 100 giorni di astensione dal lavoro.

[c.s]

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