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Tagliamento, fiume che divide: polemiche sul piano gestione rischio alluvioni

04.04.2022 – 11:07 – Non si arresta la discussione sul Piano di gestione del rischio alluvioni (Pgra) presentato lo scorso febbraio. Tra le misure atte a prevenire le alluvioni, la più contestata è la traversa di Pinzano. Il punto è semplice, almeno a parole. I comuni della bassa, a rischio inondazione, reclamano interventi atti a mettere in sicurezza il Tagliamento, quelli più a monte, che degli interventi sarebbero le “vittime”, non li accettano e minacciano un’opposizione agguerrita. Insomma si tratta del più tipico caso di sindrome nimby: Not In My Back Yard. Il problema è che le buone ragioni non sembrano mancare a nessuno dei due fronti.
I sindaci e i cittadini dell’alto e medio Tagliamento denunciano i problemi ambientali che l’opera porterebbe con sé, quelli della Bassa, capeggiati da Latisana, ritengono sia una soluzione indispensabile per prevenire eventuali catastrofi. La traversa, che ha sostituito il progetto delle casse di espansione di cui si è dibattuto per decenni, potrà essere abbandonata per altre soluzioni più consone solo a seguito di una mediazione tra le parti. In caso ciò non dovesse avvenire in tempi ragionevoli, si procederà con la sua implementazione da qui al 2026. Tre anni sono previsti per la progettazione, tre per la realizzazione vera e propria. La traversa, che verrebbe costruita in corrispondenza di un restringimento del fiume in territorio di Pinzano, consta in uno sbarramento dotato di feritoie che lascerebbero passare, in caso di piena, solo un quantitativo di acqua ritenuto non minaccioso.

Sono ventidue i comuni della zona interessata dall’intervento che vi si oppongono, temendo le ripercussioni sull’ambiente di una costruzione così invasiva. Benché il progetto sia stato scelto tra un ventaglio di proposte perché ritenuto scientificamente più efficace e sicuro di ogni alternativa possibile, rischierebbe di compromettere l’ecosistema fluviale e l’integrità degli ambienti limitrofi, che verrebbero sommersi. Come denunciano i sindaci di Pinzano e Vito d’Asio, il rischio è che finiscano sott’acqua abitazioni e aziende, in un territorio già minacciato dalla fuga di capitale umano. Tra le voci contrarie c’è anche quella dell’associazione Acqua, già attivamente impegnata contro le casse di espansione. Secondo Renzo Bortolussi, presidente, l’intervento è inattuabile e inefficace per lo scopo che si prefigge.
La giunta regionale del FVG si trova dunque sotto al fuoco incrociato di chi chiede soluzioni per prevenire le alluvioni e chi, sindaci e comitati di cittadini, esige tutela per l’ambiente e le comunità locali. Fabio Scoccimarro, assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, ha tuttavia chiarito che intende “portare avanti le previsioni del Piano come fa ogni amministratore corretto, chiamato a rispettare la legge”.

Il punto di vista della Bassa lo spiega bene la consigliera regionale Maddalena Spagnolo (Lega): “ La Bassa Friulana deve avere la garanzia di poter far defluire una quantità d’acqua che la struttura orografica consente, senza mettere a rischio le popolazioni e i territori limitrofi. Questa quantità è stata individuata da vari studi in circa 4.000 mc/sec nella stretta di Latisana ed è già stata ampiamente superata durante le due alluvioni (del 1965 e 1966, n.d.r.). Almeno altre due volte, nell’arco di questi anni, abbiamo però pesantemente rischiato un nuovo disastro e attualmente siamo in una fase di variazione climatica che porta a prevedere precipitazioni di portata eccezionalmente grande. Il surplus d’acqua proveniente dal bacino del fiume deve pertanto essere gestito a monte della stretta di Latisana, come riconosciuto dai tavoli tecnici e previsto dal Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni, approvato il 21 dicembre 2021 da parte della Conferenza istituzionale permanente dell’Autorità di Bacino, cui hanno partecipato anche le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto”.

Un ulteriore problema segnalato da Spagnolo riguarda la manutenzione del fiume, complicata dal fatto che la competenza è suddivisa tra diversi enti.  “A questo territorio serve, oltre all’attuazione di interventi di laminazione nel medio e alto corso del fiume e al completamento dei lavori nel basso corso, la costante manutenzione di tutta l’asta fluviale, che riguardi i sedimenti dell’alveo fluviale, la stabilità delle sponde e ogni altro aspetto in grado di ostacolare il deflusso delle acque”.
Dall’opposizione arrivano invece pareri di segno opposto. Contrario all’opera il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg ed ex sindaco di Udine Furio Honsell, il quale avverte che “Opere così impattanti sullo straordinario patrimonio ambientale che costituisce il Tagliamento sono inopportune”. Honsel prosegue: ”Sono avversate dalla maggioranza dei sindaci, hanno un impatto ancora non pienamente vagliato e soprattutto sono state scelte da una rosa di possibili soluzioni tecniche individuate da un gruppo di lavoro risalente ad oltre dieci anni fa. Piuttosto  riteniamo opportuno istituire un nuovo tavolo di consultazioni con i sindaci e i tecnici, che possa avvalersi delle competenze di ingegneria idraulica più moderne”.
Dal PD arriva, tramite Mariagrazia Santoro la richiesta alla Regione di formalizzare le intenzioni sul Tagliamento e superare i refusi presenti nel piano. Santoro auspica l’identificazione di soluzioni condivise, alla luce del fatto che l’attuale proposta ha aperto una frattura tra i comuni. Secondo la consigliera “il Tagliamento va pensato in tutta la sua unicità, non con contrapposizioni tra alto e basso corso del fiume, con l’obiettivo di sicurezza e tutela ambientale in linea con le azioni già prese in passato, riguardanti il percorso di riconoscimento del Tagliamento come sito Unesco”.

di Paolo Locatelli

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