18.03.2024 – 17.45 – (Re)Create Project Space Venice presenterà “Hospitality in the Pluriverse”, a cura di Gale Elston, durante la 60esima edizione della Biennale di Venezia dal 16 aprile al 4 maggio 2024. La cerimonia di inaugurazione si svolgerà il 16 aprile dalle ore 17.00 alle ore 19.00 e l’esposizione vedrà esposti i lavori degli artisti Jeremy Dennis, Anita Glesta, Ann McCoy, Warren Neidich e Ilona Rich. La location scelta è la Corte de Ca’ Sarasino, Castello 1199, a Venezia, dove la mostra sarà visitabile da martedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Momenti preziosi saranno poi le performance di China Blue con “Saturn Walk: Embodying Listening”, a cura di Elga Wimmer e fissata per le giornate del 16, 18 e 19 aprile a partire dalle ore 18.00, e di Rainer Ganahl con “Requiem”, che avrà invece luogo il 17 aprile alle ore 18.00.
L’esposizione coinvolge cinque artisti che esplorano gli aspetti politici, storici, estetici, fisici e epistemologici dell’ospitalità e i suoi conflitti. Basata sulle analisi di Jacques Derrida nella sua opera “Of Hospitality”, questa esposizione approfondisce la reazione dell’ospitante nei confronti dell’alterità o dell’altro. Ogni artista esamina varie questioni riguardanti l’incontro tra uno straniero e il suo sovrano ospitante, utilizzando una varietà di strumenti come la pittura, la fotografia, la scultura e l’animazione. In dialogo con l’esposizione “Foreigners Everywhere” di Adriano Pedrosa, l’esposizione “Hospitality in the Plurivers” a Venezia racchiude la complessità dell’immigrazione e pone la domanda di cosa sia l’ospitalità e quando e come essa dovrebbe essere estesa all’estraneo, allo straniero, all’”altro”. Da un lato, i devastanti effetti dell’inuguaglianza globale, il cambiamento climatico (rifugiati climatici) e le pressioni politiche create hanno condotto a una migrazione di massa e a un caos politico e sociale. Dall’altro lato, al contrario, la ricchezza dei contributi apportati dall’altro nella forma di una pluralità culturale e epistemologica è inestimabile.
Jeremy Dennis, artista First Nation e Tribal Member del Shinnecock Indian Nation in Southampton, NY, usa tecniche di messa in scena e assistite dal computer per creare fotografie a colori insolite che ritraggono l’identità, la cultura e l’assimilazione indigene. Le sue fotografie, oltre a sfidare il modo in cui gli indigeni sono stati presentati nei film western americani, danno loro potere attraverso l’uso di un tropo zombie inquietante, stabilendo la forza della conoscenza ancestrale come mezzo di resistenza.
Ann McCoy, una scultrice, pittrice e critica d’arte newyorchese e una Editor-at-Large di “The Brooklyn Rail”, inserisce un nuovo disegno tratto dalla sua recente Guggenheim Fellowship, che esplora la fiaba di un lupo nell’acciaieria di argento, oro e tungsteno di suo padre. La fiaba è basata su un sito storico segnato dalla morte di numerosi lavoratori immigrati irlandesi ed esprime la tragedia usando riferimenti junghiani e alchemici.
Il lavoro di Warren Neidich, “Pluriverse”, si confronta con il concetto di giustizia cognitiva. Come Bonaventura de Sousa Santos ha affermato, non può esserci giustizia sociale senza giustizia cognitiva. Quest’ultima include il diritto di conoscenza di diverse tradizioni e il fatto che le pratiche culturali in cui sono impegnate coesistano senza costrizione. Particolarmente rilevante per noi sono quelle forme di conoscenza che si sono evolute nel cosiddetto Nord globale illuminato, nelle Conoscenze Indigene e in quelle dei subalterni Sud globale e Asia. Pluriverso è un’espressione che include queste diverse epistemologie. Non vogliamo vivere in un universo normativo e omogeneo, ma piuttosto in un Pluriverso eterogeneo e molteplice.
Anita Glesta raffigura lo straniero non umano (un corona virus che si muove attraverso il corpo come un insetto o una farfalla) su una colonna sonora di Hildegard von Bingen, la badessa e compositrice di età medievale. Il video di Glesta è stato sviluppato in una collaborazione con The ARC Laureate Felt Experience & Empathy Lab al fine di studiare come l’ansia influisca sul nostro sistema nervoso. Come estensione della serie pandemica, le sue animazioni invitano lo spettatore a sperimentare come gli esseri umani elaborano la paura e l’ansia nei loro corpi.
Il lavoro dell’artista spagnola Ilona Rich continua il tema di cosa significhi essere uno straniero a livello psicologico. Le sue sculture colorate descrivono una visione distopica del luogo comune e del quotidiano. Il suo lavoro ci mostra una persona che si sente un’estranea nella propria pelle, ansiosa, precaria, non normativa. I suoi cani hanno due teste e i molti piedi di un millepiedi. Sarà esposta la sua scultura “Wheel of Fortune”, la quale presuppone che il destino dipenda dal caso e che i nostri ruoli di ospitanti o stranieri siano soggetti a rapidi e inattesi cambiamenti.
La mostra propone uno studio vertiginoso sull’alterità, su un livello biologico (Glesta), sociale (Dennis), storico (McCoy), cognitivo (Neidich) e personale (Rich). Lo spettatore si allontanerà con una visione ampliata e arricchita di cosa significhi essere uno straniero e si chiederà quali eventuali contingenze dovrebbero accompagnare l’ospitalità.
China Blue, “Saturn Walk: Embodying Listening” durante la Biennale di Venezia 2024 con (Re)Create Project Space Venice, a cura di Elga Wimmer. L’artista statunitense/canadese China Blue crea performance artistiche che danno un’espressione fisica al suono, basate sul suo interesse nel connettersi attraverso l’arte e la scienza. Per la sua esposizione a Venezia del 2024, “Saturn Walk: Embodying Listening”, artisti e visitatori camminano in un labirinto in una composizione creata da lei e Lance Massey. Questo è un lavoro basato sui suoni negli anelli di Saturno che China Blue e il Dott. Seth Horowitz hanno scoperto in seguito a una sovvenzione della NASA per esplorare gli anelli di Saturno. In “Saturn Walk: Embodying Listening” per il (Re)Create Project Space Venice, l’artista invita gli spettatori a sperimentare la passeggiata sonora dopo lo spettacolo di danza. I ballerini saranno Andrea Nann e Jennifer Dahl (Canada) e Laura Coloman (Regno Unito). Una traccia della performance di China Blue, un’opera d’arte, “Celestial Pearls”, basata su sedici delle oltre cento lune di Saturno, rimarrà in vista al (Re)Create Project Space Venice.
Infine, l’artista austriaco Rainer Ganahl esegue la sua opera “Requiem in memoriam” per il dissidente russo Alexei Navalny.
[o.m][c.s]