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Disturbi alimentari: la Casa delle Farfalle di Portogruaro raddoppia

17.03.2022 – 18.30 – “Un disturbo alimentare non è mai esclusivamente una lotta solitaria contro il cibo, ma una patologia che va rispettata e curata e che richiede una presa in carico integrata”. Ha aperto così l’assessore alla Sanità e Sociale della Regione Veneto Manuela Lanzarin la giornata del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione contro i disturbi alimentari che si è tenuta il 15 di marzo.
In questa occasione è arrivato anche l’annuncio dell’avvio a breve dei lavori di ristrutturazione ed ampliamento del Centro DCA (Disturbi Cronici Alimentari) di Portogruaro, la “Casa delle farfalle“, uno dei centri storici della nostra regione, che consentirà di aggregare in una unica struttura di 1.000 mq, disposti su due piani, gli ambulatori, il centro diurno e la Comunità per minori che passerà dagli attuali 9 a 12 posti.
L’intervento, che costerà 1,2 milioni di euro, beneficia di uno specifico finanziamento regionale per 300 mila euro e permetterà di incrementare gli spazi a disposizione per gli utenti, con la realizzazione di laboratori, aule studio, nuovi spazi per gli ambulatori.
I disturbi alimentari rappresentano una patologia diffusa e a volte sottovalutata ed in Italia riguardano più di 3 milioni di persone, di cui il 95,9 per cento sono donne. Si tratta di numeri davvero importanti che fanno dell’anoressia la terza più comune malattia cronica fra i giovani. Nella popolazione femminile la frequenza è circa dello 0,3-0,5% (un caso ogni 200-300 persone) per l’anoressia nervosa e dell’1-2% (un caso ogni 50-100 persone) per la bulimia nervosa. Se prendiamo in considerazione però solo i dati della popolazione in età adolescenziale e giovanile, le percentuali sono purtroppo più alte: si stima che nel corso della vita, fino al 2% delle donne si ammali di anoressia nervosa e il 4% di bulimia nervosa. Inoltre, quasi il 10% delle ragazze in età a rischio (tra i 15 e i 25 anni) soffre di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico”.
L’emergenza COVID-19, le restrizioni, la mancanza di relazioni e socialità, hanno accentuato i problemi legati al disagio giovanile ed al conseguente rapporto con il cibo, evidenziando un aumento sensibile dei casi.

“La realtà di Portogruaro rappresenta uno dei nostri centri più storici e fa parte di una rete capillare di presa in carico che coinvolge tutte le Ulss del Veneto con realtà dedicate ai DCA – continua l’assessore Lanzarin – l’integrazione tra Sanità e Sociale nell’approccio a queste patologie è fondamentale, come lo è l’inserimento delle giovani, ma anche dei ragazzi, nella società attraverso esperienze ludiche e di impegno lavorativo”.
Ogni anno a Portogruaro vengono seguite oltre 300 nuovi utenti, ben 3.000 solo negli ultimi 10 anni, con un’età media che via via si è abbassata, oggi infatti non è infrequente accogliere ragazzine, in netta maggioranza rispetto ai maschi, di 9-10 anni. Il 70% di questi proviene da altre Ulss e da altre regioni, anche dal centro-sud Italia.
Le due strutture residenziali dedicate una agli adulti ed una ai minori, ospitano circa 80 utenti ogni anno, per circa 7.000 giornate di assistenza, considerando che la permanenza è di circa 110 giorni per ogni persona; altre 40 ragazze sono seguite dal Centro Diurno.
Il Centro di Portogruaro assicura alle proprie utenti la regolarità del percorso scolastico grazie alla didattica a distanza attivata da anni con le scuole di riferimento, partecipa da tempo ad attività di ricerca nel campo dei DCA in collaborazione con diversi atenei tra i quali anche l’università di Padova e promuove diverse progettualità innovative per sostenere il recupero e il reinserimento anche lavorativo delle utenti. Da qualche anno ad esempio è attivo il progetto “Farfalle al mare”, per le utenti del DCA, che nasce con l’obiettivo di integrare il percorso terapeutico riabilitativo con momenti di socializzazione, gioco, studio, relazione, ma al di fuori del contesto strutturato della comunità.

[g.m]

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