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Ancora ostacoli per l’occupazione femminile, il Veneto cambia rotta

14.01.2024 – 10.05 – “Anche in Veneto le donne continuano a incontrare più ostacoli nei percorsi lavorativi, la quota di donne dirigenti è nettamente inferiore a quella degli uomini, così come minore è anche la presenza femminile nell’imprenditoria, ma le iniziative messe in campo dalla Regione Veneto sono la strada giusta per innescare il cambiamento: avvio di percorsi di formazione e di informazione per la diffusione delle discipline STEM anche tra le studentesse; campagne di comunicazione volte a promuovere la conoscenza della legge regionale n. 3/2022 che introduce diversi strumenti per lo sviluppo di contesti aziendali favorevoli alle pari opportunità e alla parità retributiva; finanziamenti (oltre 60 milioni di euro) per progetti volti all’inserimento lavorativo delle donne disoccupate, alla valorizzazione professionale delle donne occupate, all’adozione di modelli di welfare territoriale, a migliorare l’equilibrio tra vita professionale e vita privata”.

Sono queste le parole dell’Assessore al Lavoro e alle Pari Opportunità, Elena Donazzan, che giovedì 11 gennaio, presso il Palazzo Grandi Stazioni di Venezia, ha introdotto la presentazione della pubblicazione intitolata “L’occupazione maschile e femminile in Veneto”. Si tratta del rapporto biennale, previsto dall’art. 46 del D.Lgs 198/2006 (Codice delle Pari Opportunità), predisposto dalla Consigliera regionale di Parità, Francesca Torelli, con la collaborazione del Sistema Statistico regionale, riguardante la situazione del personale nelle aziende con oltre 50 dipendenti, relativamente alla situazione maschile e femminile: 3.272 imprese rispondenti all’indagine, oltre tre volte quelle della rilevazione di due anni prima, platea allargata a seguito della modifica normativa (L. 162/2021) che ha abbassato la dimensione delle aziende tenute alla compilazione (da oltre 100 si passa a oltre 50 dipendenti), per un totale di oltre 631mila occupati alla fine del 2021, di cui il 44,9% femmine. I settori più rappresentati nell’indagine sono quelli dell’industria con il 52,9% del totale aziende, seguono il commercio (10,8% delle imprese), istruzione (19,5% dei lavoratori), sanità e servizi sociali (8,3% delle aziende e l’11,6% degli occupati). Al centro dell’attenzione lo stato delle assunzioni, promozioni professionali, passaggi di livello, categoria e qualifica, mobilità, retribuzioni, licenziamenti, pensionamenti e pre-pensionamenti. Un prezioso strumento di monitoraggio che permette di avere uno spaccato preciso sulla situazione delle donne e degli uomini nel mercato del lavoro veneto e che consente alle aziende di stimolare una riflessione interna sulla propria organizzazione.

A proposito dei dati raccolti da questo rapporto, l’Assessore Donazzan ha sottolineato come essi facciano “riferimento al periodo pandemico covid-19, un periodo in cui l’isolamento forzato per il contenimento del virus ha compromesso ancora di più la posizione delle donne nel mercato: da un lato perché la presenza femminile è da sempre più rilevante soprattutto in quei settori colpiti maggiormente dalla crisi sanitaria come il settore turistico. Dall’altro, perché la chiusura delle scuole ha costretto molte donne a dedicarsi esclusivamente alla famiglia rinunciando così ad avere un ruolo attivo nel mercato del lavoro”.

I dati mostrano come l’occupazione femminile sia aumentata in modo più significativo di quella maschile in tutte le categorie professionali, ma con la progressiva diffusione di modalità ibride di lavoro a discapito di quella standard a tempo pieno e indeterminato. Emergono inoltre due aspetti principali. Innanzitutto la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, onere ancora sulle spalle delle donne: in Veneto, nel caso di coppie in cui lavora solo l’uomo, la donna svolge il 76% del lavoro familiare; se entrambi i partner lavorano, lo squilibrio diminuisce ma non di molto, dato che la donna continua a farsi carico del 68% delle incombenze familiari. Uno strumento per agevolare la gestione familiare è il ricorso al part time, che resta tuttavia una prerogativa femminile: in Veneto, nel 2022, il 34,8% delle donne lavora in regime di part time, valore che precipita al 6,1% fra gli uomini.

Le differenze di genere, poi, si riflettono anche sul reddito: sebbene emerga che livelli di istruzione più alti riducono il divario occupazionale di genere, le differenze di stipendio permangono anche con l’età e neppure il titolo di studio ha un effetto protettivo: un uomo in Veneto nel 2019 guadagna 150 euro al mese in più della donna, ovvero l’11% in più in media di stipendio; un dirigente uomo guadagna 400 euro in più rispetto a una donna in posizione di vertice, un quadro oltre 470 euro in più e un impiegato 200 euro.

“La ricetta per attenuare questa situazione – ha rimarcato l’Assessore – resta quella di puntare sulla formazione, sull’istruzione, e attuare politiche concrete per eliminare il divario retributivo. In linea con i principi europei, la Regione del Veneto si impegna a valorizzare l’occupazione femminile utilizzando tutti gli strumenti possibili per coinvolgere sia le donne nel rientro nel mercato del lavoro, sia nella formazione delle giovani donne in materie STEM, che le Aziende nei percorsi di conciliazione vita-lavoro”.
[o.m][c.s]

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